Lymphocytic choriomeningitis (LCM) virus è stato scoperto a circa lo stesso tempo, ma in modo indipendente in tre diversi laboratori negli Stati Uniti. Armstrong e Lillie (1934), lavorando presso il laboratorio igienico del Servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti a Bethesda, nel Maryland (il precursore del National Institutes of Health), lo incontrarono quando passarono intracerebralmente nelle scimmie “materiali infettivi” (nessun dettaglio) dal paziente C. G., che era morto nel 1933 epidemia di St. Louis encefalite. Sulla base del quadro patologico il nuovo agente causato in scimmie intracerebralmente inoculate e topi, è stato designato virus di coriomeningite linfocitica sperimentale. La sua vera fonte non è stata verificata.
Al Rockefeller Institute for Medical Research di Princeton, New Jersey, Traub (1935) recuperò un agente infettivo da topi bianchi che produceva una malattia nei topi molto simile a quella descritta da Armstrong e Lillie. La sua origine è rimasta sconosciuta, ma i topi selvatici sono stati sospettati. Altri due agenti con proprietà simili furono isolati da Rivers e Scott (1935) dal liquido cerebrospinale di due uomini, W. E. e R. E., che furono trattati per meningite virale presso l’ospedale del Rockefeller Institute, New York City. R. E. S. aveva lavorato con topi provenienti dalla colonia di quell’istituto (dimostrato da Traub essere infestato); tuttavia, era improbabile che W. E. avesse avuto contatti con animali infetti (Rivers e Scott, 1936). La stretta somiglianza di questi isolati fu presto stabilita (Armstrong e Dickens, 1935) e fu adottato il nome di virus della coriomeningite linfocitica.
La caratteristica saliente della relazione tra il virus LCM e il mouse è un apparente paradosso. L’infezione dell’animale adulto provoca una malattia caratteristica che termina con la morte o porta al recupero con l’eliminazione del virus. Al contrario, l’introduzione dell’agente precoce nella vita, cioè prima o subito dopo la nascita, provoca un’infezione persistente che rimane clinicamente inapparente sebbene il virus sia presente per tutta la vita in alte concentrazioni in tutti gli organi (Fig. 1).